Sardegna (2013): scie chimiche - foto deriu |
di Gianni Lannes
Il primo uomo in Italia ad occuparsi attivamente del pericolo delle scie chimiche, è scomparso nelle acque della sua amata Sardegna il 28 agosto 2009. Non risultano siano state condotte indagini accurate su questo caso inquietante. Un mistero mai chiarito. Soltanto un trafiletto sul giornale locale. Franco Caddeo aveva preso il largo a Putzu Idu, con il gommone in un giorno tranquillo, col mare calma piatta. E non è più tornato dai suoi cari, dalle sue figlie Stefania e Valeria, dalla sua famiglia.
Addirittura, dopo 4 vanni di lui su internet non si trova più nulla di significativo. Come se non fosse mai esistito. Eppure nelle 49 primavere della sua esistenza ne aveva fatte di cose utili per il bene comune. Per esempio: aveva sporto vibranti e documentate denunce contro le scie chimiche e l’epidemia di malformazioni e tumori indotti dall’uranio immagazzinato nel Poligono Interforze di Perdasdefogu-Salto di Quirra. Come è abbastanza noto, la Sardegna, per volontà dello Stato tricolore, è la terra ed il mare di sperimentazione di ogni tipo di armamento.
Purtroppo non ho conosciuto Franco personalmente, ma ho letto qualche suo scritto, e ho visto alcuni video di una conferenza sull'aerosolterapia bellica del 2007.
Purtroppo non ho conosciuto Franco personalmente, ma ho letto qualche suo scritto, e ho visto alcuni video di una conferenza sull'aerosolterapia bellica del 2007.
Mi ha particolarmente colpito questa sua frase che condivido appieno: «La mia speranza, affinché questo Mondo di menzogne possa venir esposto alla gente, deve far riflettere e capire che la situazione impone presa di coscienza e solidarietà. Non possiamo consegnare un Mondo come questo ai nostri figli».
Per rendere invisibile ai più qualcosa, il migliore modo è metterlo sotto il naso. Solo gli animi umani più sensibili, riusciranno a vedere. E Franco Caddeo era uno di loro, una persona che guardava al di là dell'orizzonte.
I care...
I care...
Il ricordo nitido della sua famiglia:
«Inizieremo col dire che Franco è prima di tutto un guerriero. Non a caso ha nella spalla sinistra e nel braccio destro due bellissimi tatuaggi maori. Sono la sua dichiarazione di guerra. Contro la menzogna di questa marcia società occidentale. Contro il cinismo, l’avidità, la cecità e la disumanità della sua miserabile “classe dirigente” e contro la viltà e l’ottusità del gregge da quella manipolato.
Lui ha fatto la sua scelta, difficile e pericolosa ma da guerriero: “..non dalla parte di chi opprime e sfrutta ma nemmeno da quella di chi si lascia opprimere e sfruttare. Sarò libero e pagherò se necessario qualunque prezzo per questa libertà.” Questo dice. E’ innamorato della cultura dell’antico Giappone, dove il concetto di onore aveva un senso. Conosce a memoria tutti i film di Kurosawa. Ed è anche innamorato del sogno di un popolo sardo libero, indomito e coraggioso dove il concetto di onore ritorni ad avere un senso. Franco: idealista, a volte ingenuo, spesso arrabbiato, sempre umano.
Da ragazzo giocava a calcio, da stopper. E’ difficile immaginare un ruolo più adatto a lui: al centro della difesa, davanti al libero, a fermare il centravanti avversario. Non è mai stato dotato di un fisico imponente ma ha sempre avuto una grinta ed un coraggio impressionanti. C’è un aggettivo che viene subito in mente ricordandolo in maglietta e calzoncini a confrontarsi con i centravanti delle squadre dei paesi di tutta la Sardegna: coriaceo. Chi ha giocato ai nostri tempi a calcio lo sa: i centravanti dei paesi sardi, in particolare dell’entroterra nuorese, ma in genere di tutta l’isola dovevano essere scelti tra gli elementi più grossi e duri del paese e dintorni. In pratica dei cinghiali sardi a due gambe, decisi a sfondare tutto quello che si trovava davanti alle loro zanne. Tutti hanno imparato a rispettarlo e persino a temerlo. C’è un episodio con un centravanti, credo di Orani, grande, grosso e prepotente con il quale se l’erano date di santa ragione tutto il tempo. Alla fine della partita, mentre rientravano negli spogliatoi, il centravanti, insoddisfatto di non aver prevalso, gli andò incontro minaccioso per decidere la cosa a cazzotti. Purtroppo per lui si ritrovò a terra senza nemmeno accorgersene.
I sardi possono immaginare un classico colpo da ko tipico dell’isola. Questo episodio solo per farvi sapere che Franco non ha mai avuto paura di nessuno. Ma vogliamo anche ricordare che diversi anni più tardi i due si incontrarono casualmente, fuori dai campi di calcio, e diventarono amici.
Perché Franco è un Uomo. Con tutte le sue debolezze, il suo carattere difficile, la sua anima tormentata, la sua sensibilità esagerata ma sempre pronto a dare la sua amicizia, senza pregiudizi, a chiunque gli dimostri lealtà e umanità. Sempre pronto a buttarsi anima e corpo senza risparmio nei progetti e nelle lotte in cui crede.
Franco ha sempre rifiutato la strisciante, subdola omologazione che questa società insinua nelle nostre teste sin da bambini innocenti. Da parecchi anni aveva eliminato dalla sua vita persino la presenza dello strumento principe di questa omologazione la TV. Ma il sistema, ottuso e insistente, continua a pretendergli il pagamento del canone della “RAITV”, che nemmeno sotto tortura accetterebbe mai di guardare.
E’ sempre dura uscire dal gregge e camminare da soli, il sistema non ci vuole. Ma alle volte incontri nel cammino qualche altro splendido dissidente solitario che ti da animo e forza per pensare di far parte di qualcosa di buono e di non essere completamente solo e pazzo. Lui ne ha trovati tanti, uomini e donne, molti su questo bel sito di persone non-omologate. Altri ovunque sia stato, in giro per il mondo. Perché è difficile non innamorarsi della sua voce profonda, della sua schiettezza e della sua simpatia, in qualunque lingua parli. Franco, ovunque sia siamo sempre insieme.
Un abbraccio a tutti quelli che gli vogliono bene.
Lella, Stefania, Valeria, Paolo e Marco.
P.S. Un bacetto dalla piccola Lavinia che ancora non capisce che lo zio non si trova.
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